La Stampa (February 1, 1943)
La lotta all’ultimo sangue tra le macerie di Stalingrado
I difensori superstiti, stretti intorno alla bandiera da guerra del Reich, fanno argine dei loro petti contro la massa sovietica attaccante
Berlino, 1 febbraio –
La nomina del comandante della gloriosa 6.a Armata germanica colonnello generale Paulus a Feldmaresciallo è venuta a coincidere con il momento culminante del dramma di Stalingrado.
Dall’inizio degli assalti con cui le armate sovietiche hanno tentato di sommergere, mediante una azione a marea, il bastione di Stalingrado, il generale Paulus è stato costantemente accanto alle sue truppe. In circostanze di un’asprezza senza pari, egli ha saputo dare prova dì qualità superiori: sangue freddo, spirito combattivo, chiarezza di visione strategica, risolutezza nella condotta tattica. Fin dalle prime fasi della battaglia, egli ha interpretato la consegno, a lui affidata nella forma più rigorosa, ravvisando quale sue compito supremo quello dì immobilizzare nello spazio di Stalingrado la maggiore quantità possibile di truppe e di armi sovietiche.
L’ultima fase della resistenza
Le privazioni di ogni sorta che sono state imposte di combattenti di Stalingrado dal fatto di essere stretti di assedio su piccolissimo spazio, le ha egli stesso conosciute: sin dall’inizio dell’assedio egli ha voluto infatti condividere la stessa sorte dei semplici combattenti.
L’altissima distinzione decretata dal Führer tocca ad un uomo che oggi, nell’epica fase finale della lotta, combatte egli stesso con l’arma in pugno accanto ai suoi uomini.
Col generale Paulus, il Führer ha associato nell’alta distinzione! un altro comandante superiore delle forze di Stalingrado, il generale di artiglieria Heitz, preposto al comando di un corpo d’armata, che ha pure partecipato a questa epica azione di resistenza; egli è stato ora nominato maggior generale.
Nelle distinzioni concesse a questi due ufficiali superiori, la nazione tedesca vede onorati indistintamente tutti i combattenti di Stalingrado. La doppia nomina fa definitivamente giustizia della canagliesca agitazione inscenata dai moscoviti, con l’appoggio compiacente della propaganda anglosassone; il nemico, pur essendo perfettamente a conoscenza delle prove di valore fornite da questi due alti ufficiali germanici, ha diffuso, come si sa, una quantità di false notizie, e in particolare sul Feldmaresciallo Paulus, pretendendo, a più riprese, che egli avesse lasciato in aeroplano lo spazio di Stalingrado.
Le informazioni che qui ci sono fornite a complemento del bollettino di ieri confermano come la lotta a Stalingrado stia divenendo di ora in ora sempre più drammatica.
Le forze antibolsceviche si difendono in due gruppi staccati, l’uno nel cosiddetto palazzo della Ghepeù, l’altro più a nord nella fabbrica di trattori. Grazie a nuovi poderosi ammassamenti dì forze, il nemico ha iniziato da ieri una ancora più decisa azione concentrica. Carri armati su carri armati sono stati lanciati da ogni parte contro i difensori della città.
Nonostante i colpi di maglio aferrati dalle formazioni corazzate, nonostante il concentramento di fuoco dei grossi calibri, il nemico si è trovato però ancora una volta nell’impossibilità di cogliere la sperata decisione. Le sue fanterie hanno rinnovato gli attacchi a ondate, ma sono state sistematicamente falciate davanti alle posizioni germaniche.
I sovietici continuano tuttavia ad attaccare a fondo, nell’intento di obbligare gli assediati a intaccare le loro ultime riserve di munizioni. E’ appunto per l’esaurirsi delle munizioni che una parte del concentramento sud è stato posto nell’impossibilità di fronteggiare la pressione nemica. Malgrado il dilagare della massa sovietica, questo nucleo germanico ha cercato di prolungare la resistenza con una accanita serie di combattimenti corpo a corpo finché è stato definitivamente sommerso. I sopravvissuti a quest’ultimo generoso tentativo inteso a far si che il gruppo principale avesse il tempo necessario per stabilire una nuovo linea di sbarramento sono stati fatti prigionieri dai sovietici.
Quel che resta delle forze che componevano originariamente il gruppo Paulus è ora asserragliato entro le rovine del palazzo della Ghepeù, al sommo del quale continua a sventolare, ormai ridotta in lembi gloriosi, la bandiera di guerra del Reich.
L’ultima fase della resistenza, che e diretta personalmente dal Feldmaresciallo Paulus, sconfina nel sovrumano.
Gli eroi di Stalingrado si battono sino all’ultimo sangue affrontando il supremo sacrificio per fare argine con i loro corpi contro la massa sovietica, e per assorbire l’impeto offensivo quali frangiflutti avanzati dello sbarramento che le forze antibolsceviche hanno creato più a occidente, a sai vaguardia dell’Europa.
Consolidamento all’estremo sud
Le ripercussioni strategiche di questa accanita, eroica resistenza si manifestano frattanto in modo sempre più evidente. L’impossibilità di scalzare il baluardo di Stalingrado entro il termine previsto nei piani del comando sovietico, ha impedito a quest’ultimo di concentrare le sue forze negli altri settori di attacco, con la tempestività e nelle proporzioni necessarie.
In motti settori, e soprattutto all’estremo sud, la situazione si va così lentamente consolidando a fa vore degli antibolscevichi, che sono in grado di portare programviaticamente a termine le loro operazioni di rettifica del fronte.
Contro i tentativi che il nemico cerca tuttora di svolgere in direzione del basso. Don, il Comando germanico interviene attualmente oltre che con lo sviluppare ulteriormente le puntate controffensive del suoi «panzer», con potentissimi attacchi a catena delle sue formazioni di bombardieri e di aeroplani da combattimento operanti con esiziali attacchi a volo radente contro i concentramenti di forze sovietiche. La Luftwaffe svolge in questo momento il massimo dì pressione nella zona a ovest di Voronez a sostegno dell’aspra battaglia colà sostenuta, sia sulla difensiva che in contrattacchi dalle truppe germaniche e alleate. Formazioni aeree specializzate nella lotta anticarro sono scatenate in pieno contro le colonne corazzate con cui i sovietici cercano dì aprirsi la via verso occidente.
Questa azione è stata coronata nelle ultime ventiquattro ore da considerevoli successi: il nemico ha qui perduto un gran numero di carri armati e in più alcune centinaia di autocarri. La caccia di accompagnamento ha impegnato accaniti duelli aerei con l’aviazione sovietica: ventotto apparecchi nemici sono stati abbattuti contro due tedeschi. La maggior parte degli apparecchi perduti cai sovietici sono costituiti da aeroplani del tipo cosiddetto corazzato, nonché da bimotori del tipo.
Guido Tonella