Address of His Holiness Pius XII to the Papal Noble Guard
December 31, 1944
Come ogni volta, diletti figli, nella ricorrenza delle SS. Feste Natalizie e del nuovo anno, così anche oggi Noi accogliamo con vivo gradimento l’omaggio filiale dei vostri auguri, così nobilmente espressi dal vostro illustre Comandante, e godiamo di ridirvi il Nostro paterno affetto verso di voi e la Nostra fiducia in voi. Il motivo di questo affetto e di questa fiducia ha un ben alto e perenne significato: l’esser voi la Nostra Guardia di difesa e di onore. Tale stretta appartenenza della vostra milizia al Vicario di Cristo è rimasta fin dalle sue origini sempre ferma e salda, anche se il corso e il progresso dei tempi e gli avvenimenti mutevoli della storia la fanno successivamente apparire sotto nuovi aspetti.
Guardie del Corpo per la difesa della S. Sede e del Sommo Pontefice, voi dimostraste una franca prontezza di vigilanza e di presidio, quando, or è un anno, le note vicissitudini vennero a turbare e a mettere in pericolo la sicurezza di questo Nostro piccolo Stato della Città del Vaticano, destinato a garantire anche visibilmente la indipendenza del Nostro Ministero Apostolico.
Ma un altro pensiero vorremmo che attirasse egualmente la vostra attenzione. Più traditrici della spada, operano la lingua e la penna ed esercitano, apertamente o nell’ombra, un’azione, contro la quale è spesso più arduo il difendersi: lingua eorum, dice il Salmista, gladius acutus (Ps. 56, 5): la loro lingua è una spada affilata. La ostilità dei nemici di Cristo e della Chiesa ha avuto in ogni tempo al suo servigio non soltanto le critiche malevole e gli assalti veementi, ma soprattutto le calunnie velenose, le insinuazioni caute e subdole, i rumori vaghi e anonimi, abilmente diffusi e che non di rado sorprendono la buona fede anche di taluni cristiani ignari o creduli.
Che se ad altri è affidato l’alto ufficio di custodire e di tutelare il sacro deposito e le prerogative di questa Sede Apostolica, anche a voi, diletti figli – ciascuno secondo il suo carattere, le sue attitudini, le sue condizioni personali, le opportune occasioni che gli si offrono – spetta di contribuire alla difesa della Chiesa e della S. Sede, vale a dire della verità, della giustizia, degli insegnamenti del Maestro e Redentore divino.
Guardie di onore per la Chiesa e il Sommo Pontefice: in questo tempo di desolazione, di lutto, di raccoglimento, le cerimonie solenni si sono fatte ben rare. Ne consegue forse che il vostro officio di Guardie d’onore non abbia più, come prima, ad esercitarsi? No, certo: le disposizioni della Provvidenza divina hanno fatto sorgere altre congiunture, in cui voi prestate non meno onorevolmente tale vostro servigio.
Se infatti, da un lato, la guerra ha portato gravi e molteplici ostacoli alle libere e non impedite comunicazioni del Vicario di Cristo col mondo cattolico; dall’altro, le vicende belliche hanno condotto e conducono a Noi, da ogni parte, numerose schiere di figli della Chiesa, ed anche di non cattolici, ai quali similmente offriamo nella casa del Padre comune il saluto di affetto e di pace. Giovani per la maggior parte, essi sono venuti da ambedue i campi del tremendo conflitto. Oltre alla diletta gioventù italica, sempre presente al Nostro sguardo, Noi abbiamo dapprima amorevolmente accolti, finché fu loro lecito di adunarsi intorno a Noi, i figli di quel popolo, in mezzo al quale trascorremmo già lunghi anni di lavoro fecondo. Poi, dall’altra Parte belligerante, essi Ci sono giunti e Ci giungono da tutti i continenti, dalle terre più remote, da cieli, la cui lontananza da Roma non avrebbe forse mai loro concesso di pervenire fino all’Eterna Città. Giorno per giorno dar loro il benvenuto, impartire la Nostra Benedizione, era ed è per Noi un dolce peso, o piuttosto non è alcun peso, ma unicamente una pura gioia e una intima consolazione. Noi li riceviamo con la piena consapevolezza che la Chiesa cattolica abbraccia tutte le Nazioni, che l’amore e la sollecitudine del Vicario di Cristo, quantunque egli stesso sia necessariamente per natura figlio di un sol popolo, nessuno però ne esclude, ma a tutti egualmente appartiene e tutti ama nella carità di Cristo.
In questo intenso accorrere e avvicendarsi di visitatori nella Basilica Vaticana e nel Palazzo Apostolico per le quotidiane udienze, voi, diletti figli, avete adempito al Nostro fianco l’ufficio assegnatovi in modo rispondente alla dignità della S. Sede.
Ma questo non era e non è certamente per voi un servizio soltanto esteriore – La maestà esterna della Chiesa, come del suo Capo visibile, quella che si palesa alla vista di tutti, non è che la conseguenza, la manifestazione, la trasparenza, della sua maestà interiore e soprannaturale. La gloria e la bellezza della Sposa di Cristo, la sua vera gloria e la sua vera bellezza, risiedono nella sua santità. E voi siete la sua Guardia d’onore nella misura del decoro, che apporta alle udienze e alle cerimonie pontificie il vostro austero e religioso contegno, il quale colpisce gli occhi del mondo, riflette agli sguardi degli angeli la purezza della vostra fede, del vostro cuore, di tutta la vostra vita, l’ardore della vostra fervida devozione verso Cristo e il suo Rappresentante sulla terra: Spectaculum fatti estis inundo et angelis et hominibus (cfr. I Cor. 4, 9).
Noi viviamo in un tempo, in cui tutti i fedeli dovrebbero poter applicare a sé stessi l’ammonimento dell’Apostolo Paolo nella sua lettera a Tito: «In omnibus teipsum praebe exemplum bonorum operum, in doctrina, in integritate, in gravitate, verbum sanum, irreprehensibile, ut is, qui ex adverso est, vereatur nihil habens malum dicere de nobis» (Tit. 2, 7-8). E quanto più questa esortazione vale per tutti coloro che dimorano o sono occupati nella «città situata sopra il monte» (cfr. Matth. 5, 14), le cui opere si possono ben da lungi vedere e debbono essere di esempio agli altri! Quando dunque, dopo aver adempito i doveri del vostro servizio, deponete la vostra uniforme per tornare in mezzo al mondo, non cessate per ciò di essere la Nostra Guardia d’onore, e rimanete fedeli alle vostre antiche tradizioni, in guisa che all’espressione del vostro volto, alla dignità del vostro portamento, alla integrità della vostra condotta, alla fermezza della vostra fede, ognuno possa subito riconoscere e la vostra nobiltà e il Corpo al quale avete l’onore di appartenere.
Con tale voto, e come pegno dei più eletti favori celesti nell’anno che sta per cominciare, impartiamo di cuore a voi e alle vostre care famiglie la Nostra paterna Apostolica Benedizione.